Con l’emergenza coronavirus, gli studi legali hanno a disposizione nuovi argomenti contro il numero chiuso: dalla sottovalutazione del fabbisogno al fatto che con la didattica online il numero programmato non ha senso
L’Italia ha bisogno più che mai di camici bianchi.
Quest’anno saranno 13.500 gli ammessi al test di medicina per le università pubbliche, che si svolgerà il 1° settembre 2020: si tratta di circa il 17% in più rispetto allo scorso anno. Finora i test previsti dagli atenei privati sono stati rimandati a data da destinarsi per l’emergenza coronavirus.
In genere almeno 60 mila persone partecipano alla prova. E ogni anno migliaia di aspiranti studenti di medicina provano a fare ricorso. In genere le motivazioni addotte riguardano la forma della prova, le imperfezioni nella somministrazione, l’incongruenza delle domande. Ma negli ultimi mesi stanno emergendo nuovi ’’argomenti’’: quello del calcolo errato del fabbisogno e della didattica online, che permette di accogliere un numero alto di studenti e delle borse di studio «avanzate» e non riassegnate.
Una delle motivazioni che ha spinto sempre il Ministero a tenere controllato il numero degli aspiranti medici è stata la capacità di accoglienza degli atenei. Ma quest’ostacolo sarebbe ora superato: dal momento che è ormai esplicitamente consentita una più efficace ed economica didattica a distanza, utile a sostituire, almeno per i primi quattro anni del corso di laurea la frequenza alle lezioni ed alle esercitazioni svolte in modalità frontale.
Le Università, infatti, sono autorizzate a predisporre corsi ed esami on-line, e non solo per il periodo dell’emergenza “Covid-19”.
Analogo discorso vale per le Specializzazioni mediche che necessitano di un aumento di borse per evitare di avere solo laureati in Medicina e non specialisti di cui si ha bisogno nelle corsie. Facendo una semplice somma, oggi ci sono i fondi per inserire subito altri mille giovani medici nelle scuole di specializzazione.
La particolarità è che il Consiglio di Stato sta aprendo in maniera simmetrica sia sull’accesso a Medicina sia sulle specializzazioni. Con la didattica online non c’è più il problema delle lezioni, dei laboratori e così via. E poi, per i medici già abilitati, ora che vogliono dare un servizio, visto che stanno ad anni successivi della specializzazione, possono subito entrare con i bandi speciali e far fronte all’emergenza. Quindi è un’apertura interessante, che lascia pensare sia ad un’apertura sia per l’accesso alla Medicina sia alle specializzazioni alla Medicina generale.