Domande di logica: come impostare le diverse tipologie

Come risolvere i test di logica è una domanda frequente tra coloro che stanno studiando per concorsi o esami di ammissione. Infatti, i quiz di logica matematica sono presenti nei test di medicina, odontoiatria, professioni sanitarie e veterinaria e in molti concorsi, poiché rientrano in quella tipologia di domande usata per valutare le abilità di calcolo mentale e di ragionamento logico dei candidati.

Il consiglio più prezioso per tutti i candidati è quello di leggere bene la domanda per evitare il rischio di interpretare male i dati. Infatti, buona parte delle risposte sbagliate nei quiz logico matematici, dipende da un’interpretazione errata dei dati presenti nel testo.

Per capire come risolvere i test di logica, è utile sapere quali sono le tipologie più frequenti.
La prima classificazione standard distingue tra:

  • quesiti di logica verbale
  • quesiti di ragionamento critico
  • quesiti di logica matematica
  • quesiti di ragionamento astratto e ragionamento spaziale

LOGICA VERBALE
I quesiti di logica verbale valutano l’attitudine verbale del candidato, verificando la sua competenza linguistica, la padronanza di linguaggio e la ricchezza di vocabolario. Questi quesiti, che richiedono una strategia risolutiva di tipo linguistico, assumono diverse forme ma si fondano principalmente su relazioni e associazioni tra parole, individuazione di termini contrari, sinonimi, anagrammi ecc.
Altri quesiti di contenuto verbale, noti come quesiti di ragionamento critico-verbale, richiedono di comprendere e interpretare il significato di un testo, trarne delle conclusioni o escluderne implicazioni.

RAGIONAMENTO CRITICO
Per verificare la capacità di ragionamento logico-deduttivo, ovvero la comprensione di un testo argomentativo cogliendone i tratti salienti, deducendone implicazioni e traendone conclusioni, nonché riconoscere nessi di causalità tra elementi, le prove di selezione frequentemente propongono quesiti che riguardano deduzioni semplici, sillogismi, condizioni necessarie e sufficienti, negazioni e problemi logico-verbali, in cui, da determinate premesse, è possibile ricavare conclusioni logicamente necessarie.
Le strategie risolutive di tali quesiti si incentrano su un’attenta analisi linguistica, anche se spesso le regole logico-matematiche agevolano la risoluzione.
I quesiti che seguono la logica deduttiva sono molteplici. Nella maggior parte dei casi si tratta di:

  • quesiti che richiedono di interpretare degli enunciati e, generalmente, trarne delle conclusioni mediante ragionamento deduttivo;
  • quesiti che, per essere risolti, presuppongono un ordinamento dei dati in base a uno o più criteri e in cui, generalmente, il testo fornisce già un ordinamento parziale tra i dati: per la risoluzione del quesito deve essere stabilito l’ordinamento totale;
  • quesiti in cui, data una serie di diagrammi insiemistici, occorre identificare il diagramma rappresentativo delle relazioni esistenti tra termini dati;
  • “problemi” logico-verbali o quesiti di problem solving linguistico, in cui rientrano domande che si risolvono mediante regole linguistiche, talvolta con l’ausilio di banali calcoli matematici o che comunque richiedono delle abilità di calcolo, che tuttavia non sono preminenti ai fini della risoluzione dei problemi.

LOGICA-MATEMATICA
I quesiti di logica matematica valutano le capacità di ragionamento, le abilità di calcolo mentale e l’intuito logico-matematico.
Si tratta di quiz che richiedono, spesso, semplice attitudine al calcolo mentale, per la cui risoluzione è sufficiente possedere nozioni matematiche di base e la capacità di risoluzione diretta e immediata.
Le prove di selezione costituite da quesiti di logica matematica devono essere affrontate senza l’ausilio di calcolatrici. Pertanto, la rapidità di calcolo mentale è uno dei prerequisiti fondamentali per affrontare tali prove. Il calcolo mentale deve essere esercitato: l’abilità di calcolo, se non è innata, non può essere insegnata ma è il risultato di una pratica sedimentata negli anni. A prescindere dalla capacità innata, tale abilità può essere potenziata utilizzando metodi per velocizzare i calcoli, i cosiddetti trucchi. Le strategie di calcolo a mente utilizzano tali tecniche atte a ottenere operazioni intermedie più semplici. Nella fase di preparazione della prova è fondamentale imparare alcune di tali tecniche.
L’area dei test di carattere logico-matematico comprende:

  • quesiti di logica numerica o di ragionamento numerico, in cui si deve individuare il nesso logico tra i numeri e/o le lettere della serie. I quesiti con serie numeriche sono senza dubbio i più frequenti, anche se, spesso, sono assegnati quesiti con sequenze costituite anziché da numeri da lettere, le serie alfabetiche. Meno frequenti sono, invece, le serie alfanumeriche, costituite da successioni di lettere e numeri in cui possono esistere nessi logici tra le lettere e tra i numeri in maniera disgiunta oppure possono esistere nessi logici lettere-numeri;
  • quesiti di logica numerica nelle configurazioni grafico-geometriche, in cui i numeri o le lettere di una serie sono presentati sotto svariate forme grafiche. Pos­siamo trovare sequenze all’interno o ai vertici di figure geometriche regolari o irregolari, in cerchi o sezioni di cerchio, ai vertici di stelle a 6 o 8 punte, alle estremità di figure umane o animali stilizzate, oppure in matrici quadrate, o sotto forma di tessere del domino, e in un’infinita varietà di altre configurazioni. La tecnica risolutiva di questi quesiti è la stessa di quella delle serie presentate sotto forma di successione di numeri e/o lettere, in più occorre considerare la posizione reciproca di tali numeri e/o lettere nelle figure;
  • quesiti di interpretazione di grafici e tabelle (si parla in quest’ultimo caso di quesiti di ragionamento critico-numerico), che valutano l’abilità di trattare ed estrapolare informazioni numeriche dai dati presentati sotto forma di grafici e tabelle;
  • quesiti che richiedono l’applicazione di formule di calcolo. Gli esempi più frequenti di tale categoria sono quelli dei quiz in cui si richiede di prevedere un risultato attraverso l’espressione di giudizi in probabilità oppure dei quiz su spazio, velocità e tempo, che non richiedono particolari strategie risolutive ma, in generale, la conoscenza delle relazioni fondamentali tra queste tre gran­dezze;
  • problemi matematici incentrati solo sul calcolo di valori, in cui il quesito è posto sotto forma di testo matematico e la cui risoluzione richiede l’applicazione di diverse formule;
  • problemi logico-matematici risolvibili con semplici formule. La risoluzione dei quesiti di questa categoria richiede, infatti, addizioni, moltiplicazioni, l’utilizzo di equazioni di primo grado o di sistemi di equazioni, oltre a un minimo di ragionamento logico per comprendere il problema;
  • problemi logico-matematici incentrati sul problem solving, in cui il calcolo matematico ha un ruolo secondario rispetto alla comprensione della strategia risolutiva.

RAGIONAMENTO ASTRATTO O RAGIONAMENTO SPAZIALE
Quest’area comprende quesiti di diversa tipologia, che possono essere suddivisi in due gruppi: un primo ha a oggetto figure, un secondo semplicemente lettere e/o cifre.

test di ragionamento astratto e ragionamento spaziale valutano la capacità di ragionare in termini astratti, anche rispetto a una dimensione spaziale, le attitudini percettive e la capacità di lavorare con informazioni astratte, si parla in tal caso di logica astratta e visuo-percettiva.
Solitamente, appartengono a tale area i seguenti quesiti:

  • di completamento di serie figurali, in cui, data una sequenza di immagini, bisogna scegliere, tra le alternative proposte, quella che logicamente completa la sequenza. Per risolvere tali quesiti è consigliabile individuare quali sono le proprietà principali delle figure rappresentate: forma, orientamento spaziale, numero di elementi, tipo di elementi, posizione degli elementi, disposizione-configurazione degli elementi. In questo modo riuscirete a risolvere rapidamente tutti i tipi di serie visuo-spaziali;
  • analogie figurali, vere e proprie proporzioni tra figure, in cui, come termini di una proporzione, le due immagini alla sinistra di un’uguaglianza sono legate dallo stesso rapporto che lega le due immagini alla destra dell’uguaglianza: in tali quesiti sono date 3 figure ed è incognita una quarta figura, che può essere uno qualsiasi dei termini della proporzione;
  • di scomposizione e ricomposizione di figure geometriche tridimensionali, che richiedono di saper anticipare in modo corretto quale aspetto assumerà una determinata configurazione in seguito a delle specifiche trasformazioni;
  • degli orologi, in cui, solitamente, si richiede di determinare l’ora segnata da uno o più orologi dopo un certo numero di giri delle lancette. In tali quesiti, occorre prestare attenzione al senso di rotazione delle lancette e al significato di numero di giri delle lancette.

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Come studiare matematica e fisica per i test di ammissione

Studiare matematica e fisica è un sacrificio inutile?

Purtroppo, molto spesso ci troviamo di fronte all’idea che Matematica e Fisica, prevedendo meno domande nel test, siano materie superflue e che quindi possano essere escluse dallo studio. È un concetto radicato nel pensiero di tanti studenti che hanno avuto una pessima esperienza con queste materie.

Anche nella sezione di matematica e fisica dei test di ammissione, può capitare che ci siano dei quesiti semplici, saltare un’intera sezione significherebbe precludersi la possibilità di guadagnare punti.

Infatti è bene ricordare a tutti i candidati al test, che 8 domande sono ben 12 punti. Sono punti preziosi per la graduatoria, sia per rientrarci sia per poter accedere all’ateneo di prima scelta: nel 2020 c’erano proprio 12 punti tra il primo classificato e il tredicesimo. Che è anche la differenza che c’era tra l’ultimo ammesso al primo scorrimento, intorno alla posizione 13 mila, e uno che si ritrova tra i primi 4 mila.
Quindi, il solo svolgere la metà dei quesiti di matematica e fisica può dare una svolta all’esito del test.

Iniziare a studiare matematica e fisica per il test può sembrare un ostacolo insuperabile. Tuttavia, bisogna ricordare alcuni punti chiave nella preparazione, utili ad agevolare lo studente nello studio.

Un aspetto fondamentale che molti dimenticano è che il test non è un’interrogazione orale, dunque non bisogna essere rigorosi nella preparazione teorica. Non è necessario studiare ogni singolo enunciato a memoria, ma è più importante comprenderne il significato e saperlo applicare. Lo stesso discorso vale per le formule.

Per farla breve, è fondamentale ricordare le formule e i concetti teorici nel modo più semplice possibile, ad esempio tramite l’ausilio di mnemofrasi. Il segreto? Crearle da sé, in modo da ricordarle più facilmente, anche tramite associazioni buffe.

Un altro metodo molto efficace è quello di scrivere su un quaderno la risoluzione di quesiti pratici su cui si hanno difficoltà specificando i passaggi svolti, creando così una sorta di manuale che può aiutare in caso di quesiti simili. Infatti, l’unico vero modo per poter ricordare una formula è quello di applicarla più e più volte nella risoluzione dei quiz.

Inoltre, oggi esistono numerosi strumenti che possono aiutare gli studenti a prepararsi correttamente: Formazione Unica è uno di questi!
I nostri corsi, condotti da esperti del settore, rappresentano infatti un mezzo efficace per raggiungere l’obbiettivo.

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Come concentrarsi sullo studio

Sono tanti gli studenti dei nostri corsi che ci chiedono come studiare in poco tempo dato che i compiti, le materie e gli impegni si moltiplicano. In più, l’avvicinarsi della data del test, incrementa il livello di stress e ansia, a svantaggio della concentrazione.

Ma esiste una chiave per studiare meglio, in modo da raggiungere i propri obiettivi senza perdere il benessere psicofisico?

Oggi rispondiamo a questa domanda.

Ti sei mai chiesto come funziona la concentrazione? Può sembrare qualcosa di complicato, ma in realtà è come un muscolo che si può allenare.

Numerosi studi affermano che, così come per far crescere la massa muscolare ci alleniamo sottoponendoci a sforzi fisici, per allenare la nostra mente alla concentrazione dobbiamo imparare a notare quando essa si distrae e riportarla all’oggetto di attenzione.

La difficoltà a concentrarsi può dipendere anche da alcune tue cattive abitudini:

  • se dormi poco, sarà quasi impossibile concentrarti nello studio. Gli adolescenti hanno bisogno di 8-10 ore di sonno giornaliero, comportamento che si registra di rado a causa dei tanti impegni scolastici, dell’uso della tecnologia nelle ore serali, della presenza di sveglie e luci esterne, del consumo di bevande energetiche prima di dormire;
  • anche se non mangi abbastanza, la concentrazione potrebbe risentirne. Sicuramente conoscerai qualcuno sempre a dieta o chi, tra i vari impegni, si dimentica di mangiare. Non si tratta di abitudini sane. Ricorda che il cervello consuma energia per pensare. Infatti, grazie al cervello bruciamo circa il 20% delle calorie giornaliere. Fai una colazione abbondante, bevi tanta acqua, mangia frutta e verdura, e non eliminare i carboidrati come pane e pasta. Evita i cibi troppo elaborati e non consumare bevande zuccherate, che sono la causa tipica della sonnolenza dopo i pasti. Un’altra buona abitudine è non saltare i pasti.

Esistono inoltre, dei piccoli accorgimenti che possono fare la differenza nella qualità del tempo impiegato nello studio.

Creare l’ambiente giusto dove pensare soltanto allo studio è fondamentale:

  • spegni il telefono, o ancora meglio, lascialo in un’altra stanza. Le continue notifiche sono una fonte di distrazione, anche se non ce ne accorgiamo;
  • assicurati che l’ambiente di studio sia ben illuminato e ventilato;
  • porta tutto l’occorrente per lo studio, per non distrarti ogni volta che manca qualcosa;
  • se possibile, scegli una zona della casa silenziosa, priva di distrazioni visive;
  • evita di studiare sul letto, anche la posizione influisce sulla concentrazione, è meglio scegliere una scrivania con una sedia comoda;
  • programma le pause, porta uno snack e una bottiglietta d’acqua.

Anche le tecniche di studio che si basano su ricerche scientifiche e su consigli di esperti mondiali, possono aiutarci ad aumentare la concentrazione e della soglia dell’attenzione:

  • crea un programma di studio, assicurandoti che sia realistico, altrimenti finiresti per stressarti perché non riesci a seguirlo. Saper fare e seguire un piano di studio ti sarà molto utile anche all’università;
  • cambia materia quando senti che cominci ad annoiarti, per risvegliare la tua curiosità e la motivazione;
  • integra lo studio con altre attività. Sembra controintuitivo, ma più attività programmi, più riesci a fare. Fai sport, vedi gli amici, ritaglia il tempo per il divertimento. Vedrai che probabilmente ci metterai meno ore a studiare;
  • usa un foglio bianco per appuntare le idee, così potrai concentrarti su quello che stai facendo senza perdere le tue intuizioni geniali;
  • ascolta il tuo corpo, alcune persone preferiscono studiare la mattina, altre la sera, non c’è una regola fissa;
  • usa le mappe mentali per ricordare i concetti principali, che ti saranno utili soprattutto quando dovrai ripassare;
  • cambia metodo se vedi che quello che stai utilizzando non sta dando i risultati sperati.

I legami chimici

In vista del test di ammissione alle facoltà scientifiche, è bene ripetere tutti gli argomenti basilari che ci saranno sicuramente utili.

Oggi infatti, trattiamo un argomento insidioso, che rappresenta una colonna portante della chimica: i legami chimici.

Innanzitutto chiariamo che con il termine legame chimico si indicano globalmente le interazioni tra atomi che portano alla formazione di molecole o anche alla formazione di cristalli ionici o di cristalli di tipo metallico.

Una prima classificazione la riscontriamo tra i legami chimici primari e i legami chimici secondari:

  • i legami primari o interatomici sono quelli tra atomi all’interno della stessa molecola o di un reticolo cristallino;
  • i legami secondari o intermolecolari sono quelli tra atomi di molecole differenti.

I primari sono i legami più forti, sono più difficili da rompere e più corti perché hanno forza maggiore. Esempi di legami chimici forti sono: il legame covalente e il legame ionico.
Invece, i secondari sono legami chimici deboli. Un esempio di legame secondario è il legame a idrogeno.

I legami chimici più importanti sono:

  • legame covalente polare
  • legame covalente dativo
  • legame covalente puro
  • legame a idrogeno
  • legame metallico
  • legame ionico

Legame ionico

Il legame ionico è il legame chimico che si instaura tra atomi che presentano una forte differenza di elettronegatività, di solito tra 1,7 e 2. L’energia di ionizzazione è bassa mentre l’affinità elettronica è elevata.

La carica si trasferisce da un elemento all’altro formando ioni positivi (cationi) e negativi (anioni), tenuti insieme da forze elettrostatiche.

Il risultato è un composto solido chiamato solido ionico, come tra un metallo e un non-metallo.

Due esempi di legami ionici sono il cloruro di sodio (NaCl), ossia uno ione di Na+ attratto da 6 ioni di Cl in una struttura cristallina, e il cloruro di magnesio MgCl2

Legame covalente

Il legame covalente è il legame tra due atomi di non metalli. I due atomi possono essere uguali oppure avere una differenza di elettronegatività tra 0 e 1,7, quindi bassa o nulla.
Il legame covalente è rappresentato convenzionalmente da un trattino tra i due atomi.

Nel legame covalente una coppia di elettroni (detta coppia di legame) o più coppie di elettroni condivise tra i due atomi, si posizionano in un orbitale esterno che però coinvolge entrambi gli atomi.

Se le coppie di elettroni condivise sono due, si parla di doppio legame, se invece le coppie sono tre, si parla di triplo legame. Per conoscere il numero di legami, bisogna sapere qual è la valenza dell’atomo e capire di quanti elettroni ha bisogno per essere stabile.

Nello specifico, c’è da fare una ulteriore classificazione che riguarda il legame covalente, poiché distinguiamo:

  • il legame covalente puro (o legame covalente omopolare) che si crea tra atomi di elementi differenti ma con elettronegatività molto simile e quindi differenza quasi nulla. Un esempio è il metano CH4, che ha il carbonio con elettronegatività pari a 2,4 e l’idrogeno pari a 2,1, quindi la differenza sarà di 0,3.
  • il legame covalente polare che si verifica quando la differenza di elettronegatività tra i due atomi è compresa tra 0,4 e 1,7. Gli elettroni che prendono parte al legame sono attratti maggiormente dall’atomo più elettronegativo.
    Il legame risulterà dunque polare poiché si va a formare una parziale differenza di carica elettrica con un polo negativo e un polo positivo. Se le parziali cariche non sono compensate dalla disposizione degli atomi nello spazio, la molecola risulterà polare, così come succede con la molecola dell’acqua.
  • il legame covalente dativo la coppia di elettroni in comune appartiene a un solo atomo, detto donatore. Il secondo atomo, chiamato accettore, condivide un orbitale vuoto per accogliere gli elettroni. Il legame covalente dativo viene convenzionalmente rappresentato con una freccia che va dall’atomo donatore a quello accettore e una volta formato, è indistinguibile da eventuali altri legami covalenti.

Legame metallico

Il legame metallico è il legame chimico caratterizzato dalla forma più estrema di delocalizzazione. Infatti, nel legame metallico gli ioni positivi formano un reticolo cristallino e sono tenuti insieme da una nube di elettroni, il cosiddetto modello a nube elettronica di Drude.

Questi elettroni non sono legati a un determinato atomo e sono mobili. Questa è la causa delle caratteristiche tipiche dei metalli:

  • la conducibilità elettrica, la capacità di condurre energia elettrica
  • la duttilità, ossia possono essere trasformati in sottili filamenti
  • la malleabilità, per cui sono riducibili in lamine

Legame a idrogeno

Il legame a idrogeno è un legame debole intermolecolare. Si tratta di un caso particolare perché un atomo di idrogeno è legato in modo covalente a elementi di piccole dimensioni ma molto elettronegativi come l’ossigeno, il fluoro o l’azoto.

In breve, nel legame a idrogeno si realizza un’attrazione elettrostatica tra un atomo di idrogeno e una coppia di elettroni di un elemento negativo.

Questi elementi attraggono gli elettroni di valenza e acquisiscono una carica negativa parziale mentre l’idrogeno conserva una carica parzialmente positiva.

Sono esempi di legami a idrogeno l’ammoniaca NH3 e l’acqua H2O.

Convenzionalmente il legame a idrogeno si indica con una linea tratteggiata tra l’idrogeno di una molecola e il fluoro, l’ossigeno, l’azoto dell’altra molecola.

 

Per concludere l’argomento è fondamentale chiarire anche il concetto di energia di legame.
L’energia di legame rappresenta infatti l’energia che bisogna somministrare a una mole di molecole per suddividerle in singoli atomi. Quanto maggiore è l’energia per dissociare la molecola, tanto maggiore deve essere l’energia di legame che tiene uniti i due atomi.