Disturbi alimentari: il ruolo della scuola.
I Disturbi del Comportamento Alimentare non colpiscono solo gli adolescenti. Sono infatti sempre di più i casi in cui i problemi legati all’alimentazione, si riscontrano anche nella prima infanzia.
I disturbi dell’alimentazione più diffusi durante lo sviluppo, con un’incidenza effettivamente maggiore nell’adolescenza e nella pre-adolescenza sono: anoressia, bulimia e obesità.
Anoressia
L’anoressia è un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato da un rapporto alterato con il cibo e da un’errata percezione di sé. Nasconde una serie di disturbi psicologici e sociali più profondi.
La causa è di solito indicata come multifattoriale, cioè dipende da molte ragioni insieme, che possono essere:
- Fattori biologici: predisposizione genetica;
- Fattori psicologici: tratti di personalità quali ossessività, perfezionismo, umore disforico, rigidità cognitiva, difficoltà nell’adattare il proprio pensiero ai cambiamenti dell’ambiente;
- Fattori familiari: dinamiche relazionali che ostacolano il normale processo di separazione tra genitori e figli;
- Fattori socio-culturali: idealizzazione di un modello femminile di magrezza ed efficienza.
Questo disturbo si manifesta attraverso una restrizione alimentare ostinata, finalizzata alla perdita di peso o al mantenimento di un peso inferiore a quello normale per l’età e per l’altezza.
Bulimia
Caratteristica principale della bulimia, sono le abbuffate compulsive: ovvero, mangiare in un definito periodo di tempo una quantità di cibo significativamente maggiore di quello che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili.
Durante questi episodi i soggetti hanno la sensazione di perdere il controllo e possono mangiare strane combinazioni di cibo o enormi quantità dello stesso cibo.
Successivamente si innesca un forte senso di colpa che porta ad un vero e proprio disgusto verso se stessi.
Per tentare di rimediare chi soffre di questa patologia finisce con l’indursi il vomito, o addirittura a volte possono utilizzare lassativi, diuretici o pillole dimagranti nel tentativo di controllare l’aumento di peso.
Anche in questo caso, si tratta di persone preoccupate per il peso e la forma del corpo poiché giudicano il loro valore in base al loro aspetto.
Obesità
L’obesità infantile è un problema di notevole rilevanza sociale. Questo fenomeno, in Italia colpisce un bambino su quattro.
Nella sua forma più diffusa ed avulsa da complicazioni legate ad altre patologie, è il risultato di diverse cause che interagiscono tra loro: eccessiva e/o cattiva alimentazione, ridotta attività fisica e motoria, fattori di tipo genetico-familiare.
Più rari sono i casi di obesità legati ad alterazioni ormonali come ipotiroidismo o disfunzioni surrenali.
Spesso, i pazienti in questione tendono a mangiare anche quando non sentono lo stimolo fisiologico della fame, non riuscendo a riconoscere il senso di sazietà. Anche in questo caso, l’iperalimentazione viene giudicata dai diretti interessati come una perdita della capacità di controllo, lasciando trasparire, quindi, un senso di inadeguatezza che può avere diversa natura.
Qual è il ruolo della scuola?
Come visto, quelli evidenziati sono disturbi che portano con sé una percezione del proprio corpo slegata dalla realtà.
Premesso che si tratti di patologie gravi che necessitano di un supporto medico, va anche detto però che i disturbi del comportamento alimentare, inevitabilmente, si portano anche in classe.
Ed è qui che il docente può fare qualcosa, seguendo tre direzioni:
– lavorare affinché lo studente acquisisca una nuova percezione della propria immagine;
– elaborare una ristrutturazione cognitiva ed emozionale dell’ elemento “CIBO” e del concetto di “ALIMENTAZIONE”;
– effettuare attività che permettono allo studente di avere maggiore autocontrollo sui propri comportamenti.
Ciò di cui questi ragazzi hanno bisogno, dunque, è di fare nuove esperienze positive col cibo, perché il rapporto con quest’ultimo diventi non più conflittuale ma armonioso.